Macugnaga: cosa vedere nel borgo Walser ai piedi del Monte Rosa

Cosa vedere a Macugnaga

Macugnaga: cosa vedere nel borgo Walser ai piedi del Monte Rosa

Cosa vedere e fare a Macugnaga e dintorni: tra pittoresche abitazioni, curiosi musei, escursioni nella natura e visite nella miniera d’oro, Macugnaga saprà incantarvi.


Di frequente definita la “Perla del Monte Rosa”, Macugnaga è un piccolo borgo piemontese adagiato ai piedi del massiccio del Monte Rosa.
Oltre alla sua invidiabile posizione, a far innamorare di Macugnaga è la sua pittoresca architettura, caratterizzata da deliziose e fiorite case in legno, straordinaria testimonianza della cultura di un popolo affascinante e poco conosciuto: i Walser.
Insignita del titolo di Bandiera Arancione del Touring, oggi Macugnaga rappresenta il principale centro della Valle Anzasca, in Ossola, oltre ad essere una rinomata località turistica grazie alle molteplici attività culturali e naturalistiche fruibili sia nel periodo invernale che in quello estivo.
Insomma, Macugnaga e i suoi dintorni sono indubbiamente una destinazione da non perdere per chiunque visiti l’Alto Piemonte, perfetta sia per una scappata in giornata che per soggiorni più lunghi.

Ecco i miei suggerimenti per visitare al meglio questo piccolo tesoro alpino e scoprire cosa fare e vedere a Macugnaga e dintorni.

 

Breve storia dei Walser e di Macugnaga

La storia di Macugnaga è indissolubilmente legata a quella dei Walser, un popolo di origine alemanna proveniente dal vallese che, verso il 1200, attraverso i valichi alpini, migrò verso i territori di confine. La loro non fu una migrazione di massa, al contrario i Walser si spostarono in piccoli gruppi seguendo diverse vie e dando origine a comunità sparse su gran parte dell’arco alpino. Alcuni coloni provenienti dalla regione del Goms si stabilirono nella valle del Toce, in Val Formazza, attraversando il passo del Gries. Altri attraversarono il passo del Sempione fermandosi a Gondo (sul confine italo-svizzero); attraverso il Passo del Turlo si stabilirono Valsesia e altri ancora raggiunsero la val d’Aosta. Alcuni di questi coloni valicarono il passo del Moro raggiungendo così la Valle Anzasca dove si stabilirono fondando l’attuale Macugnaga.

Le ragioni che li spinsero a lasciare il proprio territorio di origine non sono chiare, ma ciò che si sa per certo è che i Walser non sono un popolo di conquistatori.
Durante la migrazione non si portarono dietro armi, ma solo gli attrezzi del proprio lavoro per garantirgli la sopravvivenza. Inoltre, le zone in cui si insediarono non appartenevano a nessuno: scelsero territori così difficili e inospitali da essere usati al massimo come alpeggi durante la stagione estiva da altri popoli di montagna.
La loro economia si fondava essenzialmente sull’allevamento del bestiame da qui ricavavano latte e formaggio, spesso usato come moneta di scambio con altri popoli, e sulla coltivazione della segale, la sola a poter essere coltivata a queste altitudini.
I Wlaser non fecero “fortuna” nei territori colonizzati, ma grazie alla loro capacità di adattamento e al rapporto simbiotico con la natura che li circondava, riuscirono a stabilire delle comunità solide e in un certo senso floride, tanto da arrivare fin quasi ai nostri giorni.
Dico quasi perché di loro oggi non rimane molto, ma ciò che è resistito viene custodito con grande caparbietà e orgoglio.
Di loro sopravvivono la lingua Titsch, i costumi tradizionali e altre usanze portate avanti dalle ultime generazioni e qualche splendido villaggio caratterizzato dalle tipiche abitazioni realizzate con la tecnica Blockbau.
Venire a Macugnaga, non è solo una viaggio verso una destinazione, bensì un viaggio nel tempo e nella cultura del cosiddetto Popolo delle Alpi, che ancora oggi cerca di mantenere viva la propria eredità.

 

Come raggiungere Macugnaga

Macugnaga è un comune della Valle Anzasca, nella provincia del Verbano Cusio Ossola, posto a 1327 m. di altitudine.
Per raggiungerlo dovrete percorrere la E62 che attraversa la piana del Toce costeggiando il fiume, prendere l’uscita di Pieve Vergonte e poi proseguire per circa 28 km lungo la statale 549 che risale la Valle Anzasca. Impossibile sbagliarsi perché c’è un’unica strada che corre seguendo il corso del torrente Anza, che solca l’intera valle creando una sorta di gola.
La statale si arrampica a ridosso della scarpata, disegnando continue curve (alcune delle quali da vertigine) e attraversando diversi paesini.
Fino a qualche anno fa il percorso era lungo, scomodo e frequentemente soggetto a frane che ne bloccavano l’accesso, ma grazie ai recenti lavori di messa in sicurezza e ampliamento la strada è molto migliorata e agilmente percorribile.
L’unica avvertenza riguarda i weekend estivi, durante i quali vi suggerisco di evitare gli orari di punta perché si rischia di rimanere in coda per tutta la strada!

 

Le frazioni di Macugnaga

Quando si parla di Macugnaga viene spontaneo pensare a un singolo paese o borgo, ma non è proprio così. Macugnaga identifica, infatti, un territorio più ampio costituito da diverse frazioni e abitati che nella lingua Titsch dei Walser era detto Z’Makana e che viene ora associato all’intero comune.
Partendo da sud, compongono il comune di Macugnaga le frazioni di Stabioli (raggiungibile solo a piedi), Pestarena, un tempo abitata dai minatori, Fornarelli, dove si trova la miniera aurifera della Guia, Isella, Motta, Quarazza, ora sommersa da un invaso conosciuto come Lago delle Fate, Borca, sede della casa Museo Walser, Staffa, l’abitato principale, Dorf, il primo nucleo abitativo dei Walser e, là dove termina la strada, Pecetto, ai piedi del ghiacciaio del Belvedere.
Per chi visita Macugnaga per la prima volta – fermandosi, magari, solo per qualche ora – le frazioni più interessanti sono indubbiamente Staffa e Dorf, ma se il tempo lo permette non perdete l’occasione di visitare anche gli altri abitati. Di seguito trovate alcune delle cose da non perdere a Macugnaga.

 

Cosa vedere a Macugnaga

 

Il Monte Rosa e la parete est

In cima alla lista delle cose da vedere a Macugnaga non posso che inserire il Monte Rosa perché, di fatto, non vederlo è impossibile!
Questa spettacolare cattedrale di roccia e ghiaccio (ultimamente più roccia che ghiaccio, purtroppo) si staglia alle spalle del borgo, lasciando senza fiato chi la osserva.
Da Macugnaga, infatti, la vista spazia nientepopodimeno che sull’imponente parete est del Monte Rosa, dalle cui cime scendono diversi ghiacciai che confluiscono nella lingua di ghiaccio del Belvedere, facilmente raggiungibile in funivia.
I conoscitori della montagna non avranno difficoltà a distinguere le sue quattro vette maggiori: (da sinistra) Gnifetti (4.559 m.), Zumstein (4.563 m.), Dufour (4.634 m.) e Nordend (4.609 m.). Spesso sono nascoste tra le nuvole, ma nelle giornate limpide, aguzzando un po’ la vista, si riesce persino a individuare un puntino nero sulla Punta Gnifetti che è la mitica Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa.
La parete est del Monte Rosa è così impressionante da mettere quasi in soggezione e non a caso è considerata l’unica parete Himalayana delle Alpi, in quanto unica ad avvicinarsi alle dimensioni del gigante asiatico, tanto che qui vennero ad allenarsi Walter Bonatti e i suoi compagni prima della spedizione al K2.
Oltre che per la sua selvaggia bellezza, la parete est del Monte Rosa incanta per le storie di vita e le imprese che racconta, storie che sembrano essere scritte sulla sua ruvida scorza e di cui ogni appassionato di montagna non può che sentire il richiamo.
Come quella della prima ascensione avvenuta nel luglio del 1872, quando gli inglesi Richard Pendlebury insieme al figlio William-Martin e Charles Taylor risalirono il Canalone Marinelli fino alla Punta Dufour, accompagnati dalla leggendaria guida Ferdinand Imseng.
O quella dello stesso Imseng che nel 1881 ritentò la scalata insieme a Damiano Marinelli, venendo, però, travolti da una valanga che trasformò l’ascesa in una tragedia.
E ancora, l’ascensione di Achille Ratti, futuro Papa Pio XI, risalente al 1889: la sua fu la prima cordata italiana a salire la Est del Rosa e ad attraversare il colle Zumstein, tra i più alti delle Alpi.
Insomma, la parete est del Monte Rosa, come la Nord dell’Iger, ha segnato la storia dell’alpinismo e trovarcisi di fronte è un’emozione che non si dimentica facilmente.

 

Staffa, la frazione principale di Macugnaga

Staffa è la frazione principale di Macugnaga e anche la più vivace e dotata di servizi.
Sulla piazza principale, dove con un po’ di fortuna potrete lasciare l’auto, si affacciano il Municipio e altri eleganti caseggiati caratterizzati da facciate in legno e persiane colorate che riprendono le tipiche case Walser. Imboccando le stradine che si dipartono dalla piazza incontrerete altre splendide abitazioni in stile Walser. I pollici neri come la sottoscritta moriranno di invidia per la bellezza dei fiori coloratissimi che decorano le finestre di ogni casa: gerani, surfinie, begonie, verbena e lobelie qui sembrano non conoscere inverno e sono una gioia per gli occhi.
In questa frazione di Macugnaga si concentrano anche i principali servizi come negozi, ristoranti, hotel, la chiesa parrocchiale e diversi baretti per fare un aperitivo o fare colazione.
L’ambiente è vivace, ma tutto è a misura d’uomo e si respira un’aria tranquilla e rilassante.
Da Staffa, proseguendo a piedi si raggiungere in pochi minuti la vera chicca di Macugnaga: il Dorf.

 

Il Dorf, il nucleo antico di Macugnaga

Passeggiare per il Dorf di Macugnaga è un emozionante viaggio nel tempo che riporta al 1200, quando i primi coloni Walser si insediarono in questo territorio fondando il primo nucleo abitativo.
Tutto si sviluppa attorno alla vecchia Chiesa Parrocchiale dedicata a Santa Maria, una suggestiva chiesa realizzata in pietra da cui svetta un alto campanile. La prima testimonianza certa della sua presenza risale al 1317, quindi è probabile che sia stata edificata già nel ‘200, poco dopo l’arrivo dei primi coloni.
L’interno, caratterizzato da un bellissimo soffitto con capriate in legno, è semplice, ma molto intimo e raccolto.
Attorno alla chiesa sorge un piccolo e romantico cimitero in cui riposano molti alpinisti, scalatori e guide alpine la cui vita è indissolubilmente legata al Monte Rosa che ora veglia eternamente su di loro; una sezione del cimitero è dedicata anche agli scrittori di montagna.
Passeggiando tra le lapidi noterete sicuramente i nomi, molti di chiara origine alemanna, accanto ad altri italiani. Un dettaglio che può passare inosservato, ma che testimonia l’evoluzione della popolazione di Macugnana, un tempo costituita unicamente da Walser e poi apertasi anche agli italiani che inizialmente vennero in questo piccolo paese di montagna per lavorare nelle miniere, diventando poi parte integrante della comunità.

Proprio di fronte alla Vecchia Chiesa si erge il Vecchio Tiglio, un maestoso albero di oltre 700 anni che stupisce per la dimensione del suo tronco che supera i 7 metri di circonferenza!
Pare che questo imponente esemplare sia stato piantato da una donna nella seconda metà del 1200, al tempo della fondazione di Macugnaga. All’ombra delle sue fronde si riunivano gli anziani del paese per tenere le riunioni amministrative e giudiziarie e ancora oggi ci si riunisce intorno all’albero in occasione di feste ed eventi.

Nei pressi della Vecchia Chiesa si incontra anche il forno, un piccolo e basso edificio realizzato in pietra caratterizzato da un piccolo portico che veniva utilizzato riporre il pane appena preparato. All’interno è ancora visibile il forno vero e proprio, caratterizzato da una forma ad arco. Ancora oggi viene utilizzato in occasione delle feste e sagre di paese.
Proseguendo sul sentiero si imbocca la strada alle spalle della chiesa su cui affacciano le tipiche case Walser realizzate con la tecnica Blockbau, che utilizzava tronchi in larice che venivano incastrati l’uno sull’altro. Altri elementi tipici di queste antiche architetture sono i cosiddetti “funghi”, dei piccoli pilastri sovrastati da una pietra piatta su cui poggiavano i granai, i fienili e le stalle realizzati in legno, lasciando un’intercapedine per la ventilazione.

 

Il museo Walser e gli altri musei

Tra le cose da vedere a Macugnaga c’è sicuramente il Museo Walser, ospitato nella settecentesca casa parrocchiale nella frazione di Borca.
La casa si sviluppa su tre piani e all’interno ospita diverse collezioni di oggetti di vita quotidiana e documenti che raccontano la storia e cultura di questo fiero popolo di montagna. Entrando avrete anche modo di vedere l’ambiente abitativo tipico delle abitazioni Walser di Macugnaga con l’antico ingresso, la cucina con il grande focolare e la “stobu”, il locale più importante di tutta la casa.
Per orari e tariffe vi invito a visitare il sito del Museo Walser.

Interessanti anche il Museo della Montagna e del Contrabbando, ospitato in un edificio Walser nella frazione Staffa, che raccoglie oggetti e cimeli di grandi alpinisti di fama mondiale oltre a documenti sulla storia del contrabbando, attività che da sempre caratterizzò queste valli di confine.

 

La miniera d’oro della Guia

Tra le cose da vedere a Macugnaga una delle più interessanti e particolari è indubbiamente la Miniera della Guia, in località Fornarelli a Borca.
Non tutti sanno, infatti, che l’intera Valle Anzasca è attraversata da ricchi filoni auriferi, a quanto pare sfruttati già ai tempi dei romani.
L’estrazione della pirite aurifera divenne sempre più attraente durante i secoli successivi e iniziò a farsi seria verso il 1400, quando il capitano di ventura Facino Cane e i suoi discendenti iniziarono a coltivare con successo alcuni filoni. A loro successero i Borromeo, ma non furono altrettanto bravi e l’attività divenne meno proficua. Verso la metà del 1800 gli inglesi si interessarono all’oro di questa remota valle, arrivando a fondare l’importante società mineraria “The Pestarena Gold Mining Company Ltd”.
I costi di estrazioni divennero, però, davvero alti e nei primi del 1900 gli inglesi cedettero le miniere a degli imprenditori siderurgici locali.
I lavori di estrazione proseguirono anche durante la seconda guerra mondiale, ma i costi e i problemi di sicurezza crebbero sempre più fino a che nel 1961, a seguito della morte di 3 minatori, le miniere furono chiuse definitivamente.
Gli oltre 70 km di gallerie scavate nella roccia sono oggi inaccessibili al pubblico, ad eccezione di una piccola parte ancora visitabile, conosciuta come Miniera nella Guia, la prima Miniera d’oro nelle Alpi aperta alle visite turistiche-culturali. La visita si sviluppa lungo un percorso di 1,5 km che si snoda nelle antiche gallerie scavate dai minatori a suon di picchetto e cariche esplosive. Ci si immerge in un ambiente naturalistico incredibilmente affascinante in cui il tempo sembra essersi fermato. Muschi e meravigliose formazioni di muffa hanno avvolto gli antichi strumenti di lavoro lasciati dai minatori, le rotaie e i carrelli per il trasporto, le travi di legno che sostengono le gallerie e le scale di metallo ormai consumato.
Le visite sono rigorosamente guidate e in circa 45 minuti avrete modo di conoscere l’affascinante storia di questo territorio e del famoso Oro del Monte Rosa.
Per orari e tariffe vi invito a visitare il sito della Miniera della Guia.

 

Escursioni nella natura

La Valle Anzasca è un vero paradiso anche per gli escursionisti e gli amanti della natura e partendo da Macugnaga sono davvero tanto le passeggiate o i trekking che si possono fare nei suoi dintorni.
Di seguito vi propongo alcuni degli itinerari più classici e alla portata di tutti, che ho fatto anche io e di cui vi ho già parlato qui nel blog, e uno decisamente più impegnativo, che purtroppo non sarà mai alla mia portata…

Escursione al ghiacciaio del Belvedere e al Rifugio Zamboni

L’escursione al rifugio Zamboni è sicuramente tra le più classiche e amate della Valle Anzasca. Si tratta di un itinerario semplice e alla portata di tutti, ideale anche con i bambini, che regala panorami magnifici e ha anche il grande vantaggio di essere “modulabile”.
Punto di partenza è Pecetto, dove potrete prendere la seggiovia (divisa in due tronconi) che vi condurrà al ghiacciaio del Belvedere. Da qui comincia la passeggiata vera e propria che si sviluppa lungo la morena del ghiacciaio fino a raggiungere l’Alpe Pedriola e il Rifugio Zamboni. Potrete mangiare degli ottimi piatti a base di polenta e contorni e vari o semplicemente rilassarvi nei prati punteggiati da enormi massi erratici, godendovi sempre una magnifica vista sulle cime del massiccio del Rosa.
I più sportivi potranno fare l’intera escursione a piedi, quindi senza prendere la funivia, o magari prendendola solo per la risalita o per la discesa. Come dicevo, è un’escursione altamente modulabile: il sentiero è semplice, a fare la differenza tra le varie versioni è il dislivello da affrontare.

 

Escursione al lago delle Locce

Il lago delle Locce è un piccolo lago di origine glaciale che incanta per il colore verde azzurro delle sue acque lattiginose. A rendere ancor più straordinario questo lago è il contesto in cui si trova, proprio ai piedi della parete del Monte Rosa. Prestando attenzione riuscirete a sentire la voce dei ghiacciai, che borbottano in continuazione. Questa è stata una delle mie prime escursioni in montagna e, nonostante sia passato del tempo, l’emozione che mi ha dato questo angolo di paradiso è ancora vivida nella mia mente.
Il lago delle Locce si raggiunge con una bella passeggiata che parte proprio dal Rifugio Zamboni. Nell’articolo dedicato troverete tutti i dettagli.

 

 

Escursione al Passo del Moro e alla Madonna delle Nevi

Un’altra meravigliosa escursione da fare a Macugnaga è quella al passo del Moro, il valico alpino che collega la valle Anzasca alla svizzera Valle di Saas.
È un escursione che consiglio di fare sia in estate che inverno, perché i paesaggi cambiano completamente e sono sempre bellissimi.
In questo caso si parte da Staffa, dove a bordo della funivia si raggiunge in pochi minuti la cima che si trova a circa 2900 m.s.l.m..
In estate è possibile arrivare i quota anche a piedi, ma il dislivello è importante quindi bisogna avere una buona resistenza.
Una volta raggiunto il passo troverete subito due rifugi e poco oltre la Madonna delle Nevi, una statua dorata che svetta sulla roccia. Raggiungerla è facilissimo e giunti ai suoi piedi avrete una vista meravigliosa sul versante italiano, con la valle Anzasca e il Rosa sullo sfondo, e sulla Valle del Saas, sul versante svizzero. Nell’articolo dedicato troverete tutti i dettagli.

 

 

Passeggiata al Lago delle Fate

La passeggiata al lago delle Fate è quella che consiglio a chi ha bambini o comunque poca voglia di faticare!
Si parte da Isella, località ubicata tra Borca e Staffa dove è possibile lasciare l’auto nel grande parcheggio, e da qui imboccare il sentiero che conduce al lago.
Si cammina sulla strada pastorale che si sviluppa per circa 1,2 km con pochissimo dislivello e in breve si raggiunge la Val Quarazza e il lago delle Fate, che colpisce per le sue acque azzurre.
Si tratta di un lago artificiale, nato a seguito della costruzione della diga che sbarra il corso del torrente Quarazza che ha sommerso l’intera frazione.
Una volta giunti al lago non c’e molto da fare se non rifocillarsi in uno dei rifugi/ristoranti che guardano il lago.

 

Il Sentiero dei Minatori

Un altro interessante percorso escursionistico sulle tracce dell’oro del Monte Rosa è il cosiddetto Sentiero dei Minatori.
Si parte da Campiolo, nei pressi di Ceppo Morelli (un altro comune della Valle Anzasca) e da qui si cammina per circa 8,5 km fino a raggiungere la “città morta” di Crocette, in Val Quarazza.
Durante la passeggiata si incontrano luoghi che hanno segnato la storia dell’estrazione mineraria in Valle Anzasca, come i pozzi d’ingresso alle gallerie, gli impianti per il trasporto e la lavorazione dei minerali, i vecchi centri abitati dai minatori, il piccolo museo della Casa del Minatore e ovviamente la Miniera della Guia. Per maggiori dettagli vi invito a visitare il sito dell‘associazione “Figli della Miniera” che ne dà un’ottima descrizione.

La traversata del Monte Rosa

Si tratta di un trekking molto impegnativo, ma incredibilmente emozionante che segue le antiche migrazioni del popolo Walser.
L’itinerario, suddiviso in 10 tappe, si sviluppa lungo un percorso di 173 km. che permette di toccare ben 7 valli alpine, due regioni italiane e due nazioni: valle Anzasca e Valsesia in Piemonte, Valle del Lys, Val d’Ayas e Valtournenche in Valle d’Aosta, e le svizzere Valli di Saas Feee e Zermatt.
Immagino abbiate capito che questo è l’itinerario oltre la mia portata, ma chissà che sia alla vostra!


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2 Comments
  • Leo
    Inserito il 15:18h, 04 Agosto Rispondi

    Vorrei andarci l’estate prossima…

    • Federica
      Inserito il 17:46h, 04 Agosto Rispondi

      E fai benissimo! È un borgo davvero particolare e suggestivo, e sopratutto da vedere in tutte le stagioni!

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