Lago Nero: escursione tra i paesaggi del Devero e della Val Buscagna

Escursione al Lago Nero e Val Buscagna

Lago Nero: escursione tra i paesaggi del Devero e della Val Buscagna

Un itinerario ad anello abbastanza semplice e veloce che dall’Alpe Devero passando per il Lago Nero e la Val Buscagna regala panorami ed emozioni indimenticabili.


L’escursione al Lago Nero, seguendo un itinerario ad anello, conduce alla scoperta degli spettacolari paesaggi che caratterizzano l’ambiente naturale del Devero e della Val Buscagna.
Il susseguirsi di piccoli e suggestivi abitati, boschi fiabeschi, vivaci torrenti e laghi popolati da anfibi, infinite praterie e alpeggi silenziosi rendono questo piccolo trekking uno dei più belli e scenografici che la zona abbia da offrire.

Si tratta di un’escursione incredibilmente panoramica, semplice e adatta a quasi tutti i camminatori, meta ideale per scoprire e innamorarsi delle valli dell’Ossola.

Escursione al Lago Nero: dati tecnici

Difficoltà: E. Sentieri agevoli e ben tracciati, ma non percorribili con passeggini o carrozzine
Lunghezza: 6,6 km
Dislivello positivo: 360 m. circa
Tempo di percorrenza: 2.30. Noi ne abbiamo impiegate 3,20 prendendocela con calma
Sentieri: H11 + H99
Attrezzatura consigliata: scarponi da trekking, utili ma non essenziali i bastoni
Punti di ristoro: agriturismi e ristoranti al Devero
Copertura telefonica: assente in molte parti del percorso

 

 

Escursione al Lago Nero: itinerario dettagliato

 

Dall’Alpe Devero all’Alpe Misanco

Dopo aver lasciato l’auto ai parcheggi adiacenti all’abitato di Devero Ai Ponti si apre la Piana del Devero.
Si incontrano subito i cartelli segnavia (H11 Alpe Misanco – lago Nero) che indicano l’ampia pista sterrata che costeggia il Rio Buscagna.
Oltrepassato l’abitato di Devero Ai Ponti e il campeggio, in pochi minuti si raggiunge la piccola frazione di Pedemonte, un incantevole gruzzolo di baite poste a 1.644 metri di altitudine in cui, però, ci addentreremo al ritorno.
Da qui si continua sul sentiero H11 che piega a sinistra, superando un ponticello di legno che attraversa il rio. Giunti sul piccolo ponte, alzando lo sguardo alla vostra sinistra, si intravede, nascosta tra i larici, la chiesetta di Sant’Apollonia, che stupisce per il suo tetto a tre punte. Purtroppo l’abbiamo trovata chiusa, ma penso valga la pena entrare per dare una sbirciatina veloce.

Si prosegue con dolce salita tra gli alberi, costeggiando il Rio Buscagna che scorre più in basso.
Il tracciato, sempre ben evidente, si snoda in un fitto bosco di larici, interrotto di tanto in tanto da cascatelle e ponticelli in legno che aiutano a superare piccoli guadi e invitanti pozze d’acqua limpidissima, in un paesaggio meravigliosamente alpino.
La pendenza aumenta gradualmente, ma la traccia è chiara e non presenta particolari difficoltà.

 

Dall’Alpe Misanco al Lago Nero

Dopo circa un’ora di cammino gli alberi di larice si fanno più radi e il sentiero continua più ripido tra i prati che conducono all’Alpe Misanco che, nel periodo estivo, è monticata. Superiamo in silenzio le baite per non disturbare i pastori che sembra stiano pranzando (o forse facendo colazione visto che sono le 11 del mattino) e ci facciamo strada passando accanto alle mucche che brucano l’erba beate.
Questo tratto è abbastanza breve, ma parecchio ripido e la pendenza aumenta costantemente fino a giungere a una sorta di scala in pietra che permette di superare un salto di roccia.
Nulla di difficile, ma per me è stato il tratto più faticoso e ho dovuto fermarmi a prendere fiato ogni quattro passi.

Si giunge poi in una zona pianeggiante che, secondo i cartelli, è zona di cova dei pulcini di Fagiano di Monte che, però, non abbiamo avuto il piacere di incontrare.
Si lascia ora il sentiero H11 e si seguono le indicazioni per il Lago Nero attraversando nuovamente un suggestivo bosco di larici disseminato di detriti e massi morenici.
Dopo pochi minuti un cartello (non molto evidente) indica la direzione per il lago che finalmente si apre alla nostra vista.

 

Il Lago Nero

Superato il cartello in legno il Lago Nero fa capolino tra gli alberi e la sua bellezza lascia estasiati.
A prima vista mi ha ricordato un cratere vulcanico. Ha una forma ovale dai contorni regolari e le sue sponde, ricoperte di massi scuri, digradano dolcemente fino al livello dell’acqua. Tutt’intorno il bosco di larici, rododendri e mirtilli cresce fitto e ombroso mentre, sullo sfondo, fanno capolino tra le nuvole la cima del Pizzo Boccareccio e le guglie del Cornera, dette anche “i Gendarmi”.

Il Lago Nero deve il suo nome alle rocce scure che lo cingono e che, scaldandosi al sole, intiepidiscono le sue acque rendendolo balneabile per i più intrepidi (ma non per me!).
Un’altra particolarità di questo fiabesco bacino è la fauna acquatica che qui trova il suo habitat naturale: la Rana Temporaria e il Tritone Alpestre. Le rane sono davvero una miriade e sono buffissime! Possono raggiungere i 10 cm di grandezza, ma al mio passaggio erano evidentemente ancora molto giovani perché erano piccolissime, come i minuscoli granchietti che si trovano sulle spiagge. Basta avvicinarsi all’acqua per vederle saltare da un sasso all’altro e nuotare veloci dandosi la spinta con le zampette. I tritoni, che somigliano a delle lucertole, mi sono sembrati più schivi e sono, infatti, più difficili da individuare: ne ho visti diversi ripararsi tra i sassi, ma non sono riuscita a fotografarli.

Nonostante fossero i primi di agosto al nostro arrivo c’erano solo altre due persone sulla sponda opposta e così abbiamo approfittato di questa quiete surreale per stendere il nostro telo sui sassi lisci e rilassarci un momento godendoci tutta quella bellezza e pace.
Dopo esserci rifocillati ho lasciato Marco a custodia dei Barbins e ho fatto una piacevole passeggiata intorno al lago. Tenendomi il lago sulla sinistra ho seguito per un tratto il sentiero tra i boschi e, giunta all’estremità opposta, sono scesa al livello dell’acqua, dove ho proseguito sulla “spiaggia” di rocce nere chiudendo l’anello.
È una camminata breve e per nulla faticosa che vi suggerisco di fare perché permette di vedere meglio tutte le meravigliose montagne che sovrastano il lago.

 

Il ritorno attraverso la Val Buscagna

Per il ritorno ci sono due possibilità: ripercorrere la strada dell’andata oppure tornare alla Piana del Devero attraversando la Val Buscagna e facendo così un giro ad anello.
Vi consiglio senz’ombra di dubbio la seconda opzione perché regala panorami da urlo!

Ci si incammina lungo il sentiero che costeggia il lago tenendoselo sulla sinistra e, dopo pochi minuti, si incontrano i cartelli che indicano la direzione per Buscagna-Alpe Devero.
Da qui si prosegue tra rocce e detriti in parte ricoperti di vegetazione seguendo la traccia che, in lieve discesa, attraversa una macchia di larici, rododendri e mirtilli. Sembra di percorrere una candida passerella che corre verso un luogo celestiale e pieno di luce.
Forse un sogno? No, questo luogo esiste davvero e si chiama Val Buscagna.
Il sentiero conduce alle vaste praterie illuminate dal sole che caratterizzano questa valle e che in parte ricoprono le colate detritiche ai piedi del Pizzo Cornera e del Monte Cervandone le cui cime, scure e severe, svettano tra le nuvole.
Devo dirlo: mi sono perdutamente innamorata della Val Buscagna! I suoi paesaggi sono magici e grandiosi e mi hanno emozionata moltissimo ricordandomi gli immensi spazi del Montana, che sogno da quando ho scoperto la serie tv “Yellowstone”.
È anche il luogo ideale per fare un’altra sosta: le praterie sono costantemente esposte al sole, ma per trovare un po’ di refrigerio potrete fermarvi nei pressi delle pozze d’acqua cristallina che punteggiano la piana.

Estasiati da tutta questa bellezza proseguiamo verso destra sulla strada pianeggiante che costeggia il rio Buscagna e, attraversandolo su un ponte di legno, ci immettiamo sul sentiero H99 della traversata Veglia – Devero.
Seguiamo le indicazioni per il Devero, con il Pizzo Crampiolo che rossastro si staglia in lontananza di fronte a noi, fino a raggiungere l’Alpe Buscagna, superata la quale inizia il sentiero in discesa che riporta alla Piana del Devero che vediamo chiaramente ai nostri piedi.

Questo tratto scende deciso, ma con una pendenza sopportabile anche per chi ha problemi alle ginocchia come la sottoscritta.
Lungo la discesa si vede distintamente, sul versante opposto del torrente, il sentiero dell’andata che si arrampica tra i boschi.
Dopo un ultimo tratto in piano all’ombra degli alberi si giunge alle spalle dell’abitato di Pedemonte, il gruzzolo di incantevoli e pittoresche baite che mi aveva incuriosita al mattino e che pretende di essere fotografato!
Da qui la strada per il parcheggio è breve e voltandosi indietro si può ripercorrere con lo sguardo lo splendido tragitto appena concluso.


Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su Pinterest!


 

Nessun commento

Vuoi lasciare un commento?