Riflessioni sulla quarantena da Corona Virus

Riflessioni sulla quarantena

Riflessioni sulla quarantena da Corona Virus

Riflessioni sulla quarantena: tra vivere lento, traumi insuperabili e libertà violate.


La pandemia da Covid-19 e la conseguente quarantena (o lockdown, per gli amanti degli inglesismi) hanno scatenato sentimenti e reazioni molto diverse, che ben rappresentano la meravigliosa varietà che caratterizza noi esseri umani.
Il nostro modo di vivere, per come lo intendevamo prima, non esiste più; non so se per sempre, ma per un po’ sicuramente. All’improvviso tutto intorno a noi è cambiato radicalmente e anche le cose più semplici, come fare la spesa, sono diventate complicate.
Ci siamo chiusi in casa nel tentativo di arginare la diffusione di questo virus, e la nostra finestra sul mondo è diventata internet, che mai come ora è diventato importante: per distrarci, per informarci, per comunicare e connettersi con gli altri.
Per molti è stato anche il mezzo principale per esprimere i propri pensieri e dire la propria, in un dilagare di opinioni, pareri, credenze e giudizi. Alcuni sono stati interessanti, altri banali; alcuni profondi, altri superficiali; alcuni costruttivi, altri distruttivi; alcuni positivi, altri inutilmente negativi. Nel bene e nel male, ecco la meravigliosa varietà di cui parlavo prima.
Io ho cercato di astenermi il più possibile per evitare, pur nel mio piccolo, di far passare messaggi sbagliati o di urtare la sensibilità di qualcuno.

Oggi però, all’indomani dell’inizio della tanto agognata “FASE 2”, sento il desiderio di dar forma ad alcuni pensieri che finora ho preferito tenere privati, e che riguardano quelli che definisco i tre tormentoni che in questi mesi ho sentito fino allo sfinimento.
Le citazioni che troverete vengono dal web, da giornali, da alcuni commenti sui social network. Non citerò le fonti, perché non voglio additare nessuno, ma nemmeno dare visibilità alle menti che hanno prodotto questi pensieri.

 

Quarantena e slow living

Sento continuamente dire che i mesi di sospensione che stiamo vivendo dobbiamo considerarli come l’occasione per ripartire in un modo migliore e per imparare a vivere diversamente e meglio in futuro, perché la quarantena ci ha insegnato a riappropriarci del nostro tempo, a dedicarci alle cose che ci fanno stare bene e a lasciare andare quelle superflue.
Ecco qualche citazione.

 

Opinioni condivisibili, ci mancherebbe. Per chi è appena tornato da una vacanza o da un ritiro ayurvedico a Bali.
Ma non è questo che ci sta accadendo. Nessuno di noi si è preso dei mesi sabbatici per rigenerarsi. Siamo in quarantena per contenere la diffusione di un virus che continua a mietere migliaia di vittime.
Non so a voi, ma a me sembrano cose molto diverse.

Il mondo è diventato troppo veloce, è vero. La vita è diventata frenetica, una convulsa corsa contro il tempo, un continuo rubare momenti. E il grande colpevole è indubbiamente il lavoro o, più che altro, la modalità con cui lo svolgiamo.
Un lavoro che sembra essere diventato uno scopo e non più un mezzo di sostentamento, a cui dedichiamo la parte migliore della nostra vita.
Ben vengano, quindi, lo smart working e qualsiasi soluzione possa restituirci parte del nostro tempo. È giusto imparare dalle prove a cui ci sottopone la vita e migliorasi. Certo.
Ma davvero vogliamo dire a quanti oggi sono in cassa integrazione o hanno perso il lavoro che, in fin dei conti, questo stop è stato una manna dal cielo?
Discorsi del genere li fanno i privilegiati, quelli che non hanno vissuto grandi traumi, quelli che in questo periodo hanno avuto modo di riposarsi e dedicarsi alle proprie passioni senza doversi preoccupare della propria attività lavorativa, che evidentemente procede senza scossoni anche da casa.

A tutti piacerebbe avere più tempo, potersi godere la propria famiglia, avere tempo per fare le torte e tutte quelle cose super cozy e higge che il mondo patinato delle riviste e dei social network ci mostrano ogni giorno.
Ma la gran parte delle persone non ripartirà in modo così zen. E non perché non sappiano vedere il bicchiere mezzo pieno. Alcuni sono distrutti dalla fatica o dal dolore, altri hanno visto andare in fumo anni di sacrifici, altri  ancora perché hanno dovuto rinunciare a un progetto che si era appena concretizzato.
Queste persone arrancheranno, dovranno adattarsi a fare il primo lavoro che gli capiterà pur di avere uno stipendio, dovranno fare straordinari per recuperare il tempo perduto, non avranno più i soldi per fare una vacanza e alcuni dovranno vendere casa per pagare i debiti accumulati.

Vorrei sapere la risposta di queste persone a chi gli dirà: “Dai su, reinventati, concentrati su ciò che fa bene alla tua anima e lascia andare il resto”.

Con questo non voglio dire che dobbiamo darci per vinti e che tutto andrà male. Il mio non vuole essere un inno alla negatività. Più che altro un inno al realismo e alla riflessione. Perché, come sempre, prima di parlare bisognerebbe contare fino a 100.

 

Il trauma dei bambini in quarantena

Un altro tormentone del momento sono i discorsi relativi al trauma che stanno vivendo i bambini.
Bambini costretti a stare chiusi in casa, senza poter vedere i loro compagni di scuola, bambini rimasti senza matite colorate e pongo perché questi prodotti non sono stati considerati beni di prima necessità. Bambini costretti a festeggiare il proprio compleanno senza gli amichetti, immersi fino alle spalle nelle palline di McDonald. Ragazzi che non potranno vivere l’emozione degli esami di maturità o dovranno aspettare a dare il primo bacio.
Bambini dimenticati dai piani approntati dal governo che non ha previsto un supporto psicologico per queste povere creature.
Ecco di nuovo qualche citazione:

 

E vogliamo parlare delle letterine strappalacrime al presidente Mattarella, scritte dalla mano incerta di un bimbo sotto l’attenta dettatura dei genitori?

«Magari (a scuola) andiamo con la mascherina, i guanti, e tra compagni non ci prestiamo le cose, stiamo meno ore. La prego per favore, riapra le scuole». «io non ci capisco più niente, sai quanti compiti non avrò fatto? Tra video riunioni, schede e video non imparo niente. Anche se le mie maestre sono super brave non riesco ad imparare, mi mancano… senza scuola sono persa tra le nuvole.» Lettera di Adele.

«Caro presidente Mattarella, perché dovrebbero riaprire le aziende e le scuole no? Se i genitori vanno a lavorare e non possiamo stare con i nonni, dove si sta?» Lettera di Saverio 7 anni

Quella che stanno vivendo i bambini è una situazione molto impegnativa, senza ombra di dubbio. Ma trauma è una parola davvero grossa.
I bambini hanno l’argento vivo addosso. Si sa. Tutti si stanno annoiando e non vedono l’ora di poter andare a giocare al parco. Ma siamo davvero sicuri che il “trauma” sia dei bambini e non dei genitori, non più abituati ad averli appresso 24 ore al giorno? Genitori che, senza la scuola di cui si lamentano sempre, il judo, la danza e i nonni da cui parcheggiarli, non sanno come gestirli?

È una situazione molto difficile, soprattutto per i genitori che devono lavorare, e non avere una rete di supporto richiede vere doti da equilibrista. Ricominciare a lavorare fuori casa e non avere nessuno a cui affidare i propri figli è oggettivamente impossibile e la necessità di approntare delle soluzioni è evidente. Tutto vero. Ma, come dicevo, questo è il trauma dei genitori. Non dei bambini.

Non si può uscire o vedere gli amichetti, ma a casa non si sta poi così male. I bambini di oggi hanno una marea di cose da fare in casa: le video-lezioni, i compiti, la televisione, i videogiochi e ceste piene di giocattoli. Non dico che questo possa bastare, ma mi sembra un grande aiuto, soprattutto considerando che stiamo parlando di qualche mese. E non sottovalutiamo il fatto che, per alcuni, poter avere i propri genitori vicini tutto il giorno e non solo qualche ora prima di andare a nanna, è un sogno!
Bambini come Anna Frank o le sorelle Bucci, costretti a vivere nascosti o nei campi concentramento, hanno vissuto un trauma. I bambini che corrono all’aria aperta con un pancione enorme e vuoto hanno una vita traumatica, o quelli che viaggiano su navi infernali per arrivare in questo nostro terribile Paese non adatto alle famiglie sono traumatizzati.

Mi si può obbiettare che per me è facile parlare, perché non ho figli. In effetti ho solo una cagnolina a cui non sono stata capace di insegnare a fare i suoi bisogni nel gabinetto.
Mi confronto però con amiche, mamme di bambini piccoli, alcune casalinghe, altre lavoratrici. Tutte si adoperano per rendere questa quarantena meno pesante per i propri figli, intrattenendoli come meglio possono, spiegando loro, per quanto possibile, le ragioni di questa situazione. Nessuna di loro, però, è preoccupata per le conseguenze psicologiche dei figli perché, sì, sono soli e annoiati, ma la noia passa. Come la quarantena.
Non temono per la salute mentale dei propri figli non perché siano delle irresponsabili, ma perché insegnano ai loro piccoli figli ad avere un equilibrio interiore anche al di fuori di un contesto sociale, a stare o giocare da soli, senza dover avere qualcuno ad osservarli ininterrottamente.

I bambini sono piccoli, ma non necessariamente fragili. Hanno una grande capacità di adattamento, una positività e una creatività che noi adulti dovremmo invidiargli. Sono forse gli atteggiamenti iperprotettivi degli adulti a renderli così indifesi.
Si dice che le difficoltà fortifichino, facciano maturare e forgino il carattere. Questa potrebbe essere una buona occasione.

 

La quarantena e la sospensione della libertà

Ecco l’altro grande tormentone di questa quarantena: la violazione della libertà.

Ci hanno imposto di stare in casa, è vero. Hanno chiuso le scuole, gli uffici, le attività commerciali; non possiamo passeggiare o fare jogging (la vera piaga del periodo), non possiamo andare al cinema o prendere un aperitivo con gli amici. Non possiamo nemmeno vedere i nostri cari; non possiamo viaggiare. Terribile. Ma necessario.
Ci è stato chiesto, o imposto, di fare dei sacrifici, ma questo non è sinonimo di dittatura.

Certo, alcuni pensano che queste restrizioni non fossero necessarie e nemmeno utili, e nonostante il disaccordo, si sono trovati a dover sottostare comunque alle regole stabilite.
È una forte, faticosa e fastidiosa imposizione, ma non è dittatura.

E, badate bene, non è mia intenzione esaltare l’operato di questo Governo e dire che tutto sia stato fatto nel migliore dei modi, però era necessaria una presa di posizione e approntare delle soluzioni in tempi rapidissimi. E questo è stato fatto.
Difficile dire se sia stata la scelta giusta e se questo lockdown abbia evitato davvero ulteriori morti. Non potremo mai saperlo e non possiamo nemmeno fare il confronto con gli altri Paesi del mondo che hanno fatto scelte diverse, perché le condizioni erano diverse.

È stato un tentativo, e credo sia stato fatto a fin di bene. Ed è qui che sta la differenza con le dittature.
Le dittature operano a proprio vantaggio e non per il bene del popolo. Le dittature impongono ciò che vogliono e chi agisce in modo diverso viene fatto fuori, non prende una multa a cui si può fare ricorso. Le dittature non accettano opinioni contrarie ed eradicano con la violenza il dissenso e i pensieri contrari.

La storia ci fornisce diversi esempi di dittatura e il confronto mi sembra non reggere, per fortuna!
Anche io non vedo l’ora di poter tornare ad uscire senza autocertificazione e l’ansia che la polizia giudichi la mia uscita col cane troppo lunga, è ovvio. Però poi mi basta guardare le bare sui camion militari a Bergamo, le fosse comuni poco fuori New York e in Amazzonia, e mi rendo che i miei “diritti sospesi” dalla quarantena sono nulla al confronto con la fine della mia vita e di quella dei miei cari. Anzi, li considero un regalo.

Le libertà torneranno, perché tenere aziende, negozi e ristoranti chiusi non è una scelta utile o conveniente per nessuno, e non gioverebbe ad alcuna dittatura. Non torneranno invece le vite delle migliaia di persone che questa pandemia ci ha strappato prematuramente.
Dobbiamo solo portare pazienza e ringraziare di vivere in un Paese (e in un’era) che di libertà ne dà forse fin troppe.

 

 

 

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