Dormire in un rorbu alle Lofoten

Dormire in un rorbu alle Lofoten

Dormire in un rorbu alle Lofoten è un’esperienza indimenticabile ed emozionante, un modo per conoscere e rivivere la storia di queste isole.


Quando si pensa alle Lofoten il pensiero corre immediatamente all’immagine di quelle pittoresche casette in legno dipinto di rosso che affacciano sul mare.
Molto probabilmente saprete che il loro nome è rorbu, o rorbuer al plurale. Ma sapete cosa sono esattamente e come sono nate?

Generalmente si pensa che siano le vecchie case dei pescatori, ma non è proprio così!
I rorbuer hanno origini antichissime e la loro storia è strettamente connessa alla pesca, l’attività e il mestiere alla base della vita, della cultura e dell’economia delle Lofoten.
Dormire in un rorbu è una delle esperienze più autentiche che si possano fare durante un viaggio alle Lofoten e vi consiglio di non lasciarvi sfuggire questa occasione.

In questo articolo voglio raccontarvi un po’ della loro affascinate storia, indissolubilmente legata a quella delle isole Lofoten.

 

Gli antichi rorbuer: un po’ di storia

Come sicuramente saprete o immaginerete i mari nordici pullulano di pesci di ogni tipo e la pesca è da sempre l’attività principale dell’economia delle Lofoten.
In particolare, lungo le coste dell’arcipelago, viene a riprodursi il Merluzzo artico norvegese, o Skrei, un pesce di profondità che si spinge fin nelle gelide acque dei mari del nord destreggiandosi tra impressionanti correnti marine.
Nei mesi compresi tra gennaio e aprile lo Skrei torna un po’ più a sud per deporre le uova al largo della costa settentrionale della Norvegia ed è allora che le Lofoten si trasformano in una zona di pesca particolarmente privilegiata.

Il peregrinare dello Skrei ero noto sin dall’antichità ai pescatori che arrivavano qui su piccole barche a remi o a vela per prendere parte alla stagione invernale della pesca del merluzzo.
Sorse, quindi, il problema di dove alloggiare tutti questi “stranieri” e pare che, nel 1100, re Øystein decretò la costruzione di questi piccoli capanni a Vågar, l’attuale  Kabelvåg, per ospitare i pescatori. Così nacquero e si diffusero i primi rorbuer.
La pesca si sviluppò ulteriormente verso la fine del 1700 fino a che, nel 1816, il parlamento decretò che il governo potesse vendere il terreno su cui sorgevano questi piccoli villaggi. Ed ecco che i proprietari terrieri e commercianti più abbienti iniziarono ad acquistare questi terreni per costruirvi nuovi rorbuer e soddisfare l’incredibile richiesta dei pescatori che li affittavano.
I rorbuer, dunque, non erano propriamente “le case dei pescatori”, bensì degli alloggi utilizzati durante la stagione della pesca.

 

Com’erano gli antichi rorbuer?

Il rorbu è una piccola costruzione in legno, ubicata in riva al mare, spesso edificata su pali in legno fissati in acqua tipo palafitte, per avere un accesso diretto alle barche a remi ormeggiate proprio sotto la cabina.
Sono tipicamente composti da due parti: una destinata allo stoccaggio del pesce e delle attrezzature da pesca e l’altra ad alloggio per i pescatori.
Qui vi si trovavano la zona pranzo e cucina, composta da tavoli, qualche sedia e una stufa che era anche l’unica fonte di calore. Sul fondo si trovano anche delle cuccette, simili a letti a castello, in cui dormivano i pescatori, spesso condividendo addirittura lo stesso letto. Alcune erano, invece, dotate di un soppalco che fungeva da stanza da letto, in cui venivano riposte le “Lofoten Chests”, delle cassette di legno in cui si custodivano provviste alimentari, abiti e altri effetti personali.

Si inizia a capire come dormire in un rorbu nell’antichità fosse tutt’altro che piacevole! E per vedere con i vostri occhi come fossero gli antichi rorbuer visitate il “Lofoten Museum” di Kabelvåg che ospita alcuni antichi cottages, il più antico dei quali risale al 1700. A poca distanza dagli umili rorbuer si trova, invece, la lussuosa Manor House, la casa padronale del proprietario terriero che affittava i cottages ai pescatori.
È stata una visita molto interessante che mi ha aiutata a capire quanto fosse dura la vita dei pescatori al tempo.

 

Dormire in un rorbuer oggi

Dopo la seconda guerra mondiale, la pesca subì un lento declino, che peggiorò sempre più fino ai nostri giorni. È ancora l’attività principale dell’economia dei paesi nordici ma, grazie all’avvento di barche moderne, a motore e cabinate, i pescatori vivono a bordo delle proprie barche. I rorbuer furono, quindi, lentamente abbandonati e lasciati in balia delle tempeste, del vento e della salsedine. Molti furono anche abbattuti fino a quando qualcuno pensò di affittarli ai turisti.
Una pensata a dir poco geniale che ha spinto altri proprietari di vecchi rorbuer a fare lo stesso e col tempo addirittura a ristrutturali per renderli sempre più moderni, confortevoli e accoglienti.
La parte destinata alla vita comune è rimasta tale, mentre la zona di stoccaggio del pesce è solitamente adibita alle zone di servizio, come il bagno e la cucina. I soppalchi sono ancora molti utilizzati ed è frequente trovare rorbuer allestiti con dei “simil futon” nella parte rialzata.
Un’iniziativa che ha fatto la felicità di noi turisti, ma probabilmente ha anche contribuito a salvare un patrimonio che altrimenti sarebbe andato distrutto e che oggi, invece, costituisce lo stile architettonico e paesaggistico tipico di questo arcipelago. Insieme ovviamente alle grate di essiccazione dello skrei!

 

Perché scegliere di dormire in un rorbu alle Lofoten?

Ovvio: perché sono bellissimi! Ma c’è di più.
Per quanto oggi i rorbuer siano stati rimodernati e dotati di molti più comfort rispetto a quelli di cui godevano un tempo i poveri pescatori, mantengono ancora intatto il loro fascino.

All’interno gli arredi sono moderni, essenziali e al contempo caldi per conferire all’ambiente quel tocco hygge tipico dello stile nordico. A fare da cornice ci sono le travi in legno vecchio, le cime ruvide e spelacchiate, i remi scoloriti dalla salsedine, le delicate boe in vetro colorato: sono elementi decorativi, certo, ma ricordano il passato e sanno di mare.
E poi c’è il vento che si scontra sulle pareti, il suono della pioggia sui vetri, lo sciabordio delle onde che si infrangono sulle palafitte… Ok, probabilmente vi sveglierete nel cuore della notte con l’ansia che il vento porti via il vostro meraviglioso rorbu con voi dentro (e credetemi: accadrà anche a chi ha il sonno pesante come la sottoscritta), ma quando al mattino, guardando fori dalla finestra, vedrete le montagne che si innalzano dal mare o sentirete l’odore del pesce e delle salsedine vi sentirete parte di queste incredibili isole che sono le Lofoten.

 

 


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