Bucarest: 7 motivi per cui visitarla

La galleria Macca-Vilacrosse

Bucarest: 7 motivi per cui visitarla

Sette ottimi motivi per cui visitare Bucarest, una città dal fascino controverso e spesso sottovalutata che, invece, vale un viaggio in Romania.


Durante la pianificazione del mio road trip in Romania e in Transilvania ero molto indecisa se inserire o meno una tappa a Bucarest.
Il dubbio nasceva dai numerosi pareri negativi che avevo letto e sentito sulla capitale romena: è una brutta città, non c’è niente da vedere, è sporca, è triste e via discorrendo.
In un periodo in cui ogni luogo viene descritto come “imperdibile” e “indimenticabile”, sentire pareri così negativi mi ha fatto dubitare.
Ma, alla fine, hanno prevalso la mia testardaggine e curiosità e ho deciso di dedicare alla visita di Bucarest tre giorni (diventati poi due a causa di un cambio di itinerario in loco). Sono come San Tommaso, cosa posso farci?
Beh, Bucarest si è rivelata una vera scoperta e il mio unico rimpianto è di esserci stata per un tempo così breve.
È una città molto affascinante, piena di sfaccettature e contraddizioni, di pro e contro, di bellezze e brutture, ma, a mio parere, vale assolutamente la pena visitarla e di prendersi il tempo per provare a capirla.
Due giorni sono stati un breve assaggio che mi ha permesso di osservarne solo la superficie, ma è bastato per intrigarmi.

In questo post non voglio convincervi ad andare a Bucarest a tutti i costi o raccontarvi che è la città più bella del mondo; vi invito semplicemente a scoprirla senza pregiudizi e a lasciarvi trasportare dal suo carattere inaspettato.
Ecco, quindi, gli aspetti che più mi hanno affascinata della capitale romena e che, a mio parere, sono ottimi motivi per fare un viaggio a Bucarest.

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Bucarest, la Parigi dei Balcani

Ogni volta che sento queste similitudini mi vengono i nervi perché non capisco questa necessità di omologazione e confronto, ma, in questo caso, il paragone è sorprendentemente azzeccato.
A dispetto di quanti la definiscono una “brutta città”, camminando per Bucarest si ha davvero la sensazione di essere atterrati nella città sbagliata e di trovarsi nell’elegante e romantica capitale francese.
Il motivo di questa spiccata somiglianza è in parte riconducibile ai re di Romania e al loro breve regno.
Nel 1866, a seguito della deposizione di Alexandru Ioan Cuza (il principe che unificò i principati di Valacchia e Romania), il Parlamento romeno invitò Carlo, erede della prestigiosa casata tedesca degli Hohenzollern, a regnare sulla Romania, assumendo il titolo di Principe di Romania e, dopo aver ottenuto l’indipendenza dall’impero Ottomano nel 1881, di Re di Romania con il nome di Carol I.
Nonostante le sue origini, il monarca si ispirò molto, in termini artistici, alla cultura e allo stile francese, influenzato forse anche dal legame di parentela con Napoleone III. Inoltre, il benessere che caratterizzò il suo regno consentì una nuova effervescenza culturale che proseguì con i successori al trono, Ferdinando I e Carlo II, che regnarono negli anni tra le due guerre.
In questo periodo molti architetti e ingegneri romeni perfezionarono i propri studi in Francia e, tornando in patria, importarono alcuni elementi dell’Art Nouveau e della Secessione Viennese, contribuendo a creare quello che fu definito lo stile Neo Romeno. Ion Mincu e Petre Antonescu furono i più grandi rappresentanti di questo nuovo stile di cui il Municipio di Bucarest, il palazzo Crețulescu e l’Arco di Trionfo sono grandi esempi.
Per ritrovare un po’ dell’allure tipicamente francese fate una passeggiata nella grandiosa Calea Victoriei, accomodatevi a uno dei tavolini del Pasajul Macca-Vilacrosse o camminate col naso all’insù per ritrovare i tetti in ardesia, le cupole e gli abbaini a cui Parigi ci ha abituati.
Sarà una grande sorpresa e un ottimo motivo per visitare Bucarest.

 

L’architettura di Bucarest

Non immaginatevi, però, Bucarest come una pallida copia di Parigi: qui convivono, infatti, una grande quantità di stili architettonici che raccontano la travagliata storia di questo Paese.
L’influenza ottomana è indubbiamente molto forte considerando che la Valacchia fu a lungo parte dell’Impero Ottomano e se ne ritrovano evidenti tracce soprattutto negli edifici religiosi.
Lo stile Brâncoveanu è tra i più affascinanti e particolari: un mix di architettura ottomana, bizantina, rinascimentale e barocca, fiorito tra il 1600 e il 1700 durante il principato di Constantin Brâncoveanu, da cui prende il nome. Le chiese ortodosse di Stavropoleos e Crețulescu ne sono splendidi esempi.
Durante il periodo monarchico, quando fiorì lo stile Neo Romeno, Bucarest subì la trasformazione che la proiettò verso la modernità, bruscamente interrotta dall’avvento del comunismo che, pur nella sua bruttura, rimane molto interessante da una punto di vista urbanistico.
Insomma, gli amanti dell’architettura a Bucarest non si annoieranno certamente e spulciando online si trovano anche degli interessanti tour sul tema. Ve ne segnalo alcuni che mi sembrano interessanti anche se non ho avuto modo di provarli personalmente.
Insomma, l’incredibile commistione di stili che caratterizza Bucarest è sicuramente un buon motivo per visitarla.

 

Il comunismo, la grande ferita di Bucarest

Ad interrompere bruscamente il periodo monarchico romeno, l’Art Nouveau e ogni altra forma artistica, furono l’avvento del comunismo prima, e del famigerato Ceaușescu poi.
Mi viene da dire che la brutta fama che si è guadagnata Bucarest sia merito loro ma, nonostante tutto, ritengo faccia parte del suo fascino.
L’aggettivo comunemente abbinato al Conducător è “megalomane” e la capitale romena è la città che porta i segni più tragici di tale megalomania.
Nella mente del dittatore c’era, infatti, l’idea di trasformare Bucarest nel simbolo della sua potenza e, per farlo, rase al suolo interi quartieri, facendo così posto ai nuovi palazzi del potere, sue seconde case.
L’esempio più clamoroso è il Palazzo del Parlamento, o Casa del Popolo. Famoso per essere il palazzo dei record, è un edificio allucinante sotto vari punti di vista, a tratti spaventoso, che aiuta a capire un po’ della personalità folle di quest’uomo.

Accanto a questo gigante architettonico si trovano gli orrendi palazzoni in stile sovietico che hanno scalzato eleganti edifici in stile francese, chiese secolari e chi più ne ha ne metta.
Tutto per realizzare il grande obiettivo del leader comunista: la sistematizzazione della Romania, un’idea malata che, tra le varie cose, prevedeva di distruggere centinaia di villaggi rurali, prelevare gli abitanti delle campagne e portarli nella capitale per trasformarli in operai delle nuove industrie o in impiegati statali. Ed essendo un leader comunista molto magnanimo si preoccupò di dar loro una sistemazione abitativa e fu così che spuntarono come funghi gli alveari di cemento di cui Bucarest è piena, enormi condomini identici l’uno all’altro.

Quindi quando sentirete che Bucarest è una brutta città, in parte è vero – e i romeni stessi ne sono tristemente consapevoli -, ma la motivazione che si nasconde dietro a quei palazzi non è una mera e poco apprezzabile tendenza architettonica, bensì un pezzo di storia del paese e come tale va giudicata e interpretata.
Bucarest è indubbiamente uno dei luoghi più emblematici dell’epoca comunista romena e, per quanto triste, è un periodo storico interessante anche se, forse, non molto noto: un viaggio nella capitale sarà un’ottima occasione per vederne i risultati.

 

 

Bucarest, la città delle chiese spostate

La prima cosa a colpirmi entrando in Bucarest è stata la posizione di molti edifici religiosi: abituata alle nostre chiese, solitamente circondate da grandi piazze e dotate di un ampio sagrato, vedere questi edifici sgomitare tra i palazzi mi è sembrato stranissimo!
Sì, avete capito bene: le chiese di Bucarest “sgomitano”, nascoste e incastrate come sono nella fitta selva di edifici abitativi.
Anche in questo caso non si tratta di una questione stilistica: la loro sconcertante posizione dipende, ancora una volta, da Ceaușescu, la cui follia non risparmiò nemmeno gli edifici religiosi.
Che comunismo e religione non vadano d’accordo è cosa nota e, infatti, molte delle demolizioni furono dettate dalla volontà di cancellare tracce del passato che andavano a cozzare o a distrarre i cittadini dalla fede comunista. Ma c’è anche un motivo pratico e meno ideologico: alcune chiese si frapponevano (fisicamente) ai suoi piani urbanistici.
La sua idea era infatti di costruire un impressionate viale che culminasse con il Parlamento, “il viale della vittoria socialista”, e ogni ostacolo sulla strada andava eliminato, indipendentemente dal suo significato o contenuto.
Ecco, allora, che moltissime chiese e monasteri secolari, con tanto di affreschi, statue e biblioteche di grande valore, furono demolite in quando ostacoli sul percorso. Logico, no?
Questo avvenne fino a quando l’ingegnere Eugeniu Iordanescu ebbe un’idea semplice quanto geniale: spostare le chiese per salvarle dalla demolizione.
Ma come fare? La risposta gli venne osservando un cameriere portare dei bicchieri su un vassoio: se il vassoio consente di spostare i bicchieri perché non usarlo per degli edifici?
E fu così che circa 12 chiese furono spostate, alcune solo di una ventina di metri, altre anche di mezzo chilometro, per non ostacolare il passaggio del leader.
Un lavoro immane e lunghissimo, una vera e propria follia, di cui Bucarest e i suoi cittadini sono stati capaci pur di salvaguardare un pezzo della propria storia, identità e, soprattutto, fervida fede.
Quante città conoscete che possano vantare un’intraprendenza del genere? Ecco, questa è Bucarest.
Volete sapere i nomi di queste chiese? Ve ne cito sola una, la Biserica Sfântul Ioan Piaţă, spostata di soli 23 metri e incastrata tra i palazzoni (la trovate nell’ultima immagine).
Trovare le altre chiese sarà un altro motivo per visitare Bucarest!

 

Bucarest non Budapest

Alzi la mano chi è immune da questo sbaglio. Credo che a tutti, almeno una volta nella vita, sia capitato di scambiare le due capitali.
In fondo può succedere, i due nomi hanno una certa assonanza, un po’ come come lavatrice e lavastoviglie. Più problematico è quando a commettere questo errore sono personaggi dotati di una certa rilevanza mediatica e in occasioni molto pubbliche!
Il primo, e forse più eclatante, episodio ha come protagonista Michael Jackson, che nella tappa romena del suo “Dangerous Tour” del 1992 ha salutato il pubblico in visibilio di Bucarest con un sonoro “Hello Budapest!”. Una figura barbina, considerando, oltretutto, che si trattava del primo concerto internazionale dopo la caduta del regime.
[Per inciso: so per certo che è una storia vera ma, nonostante abbia passato ore a cercare una traccia video dell’accaduto, non ho trovato nulla. Se qualcuno di voi fosse più bravo di me, passatemi il link perché sono troppo curiosa!]
Dopo di lui altri cantanti fecero lo stesso errore: Iron Maiden, Lenny Kravitz, Metallica, solo per citarne alcuni, ma anche qualche politico. E infine, c’è stato l’episodio dei 400 tifosi dell’Athletic Bilbao che sono partiti per Budapest per assistere alla finale di Europa League che però si giocava a Bucarest. Fantastico!
A chiudere (speriamo) il cerchio della confusione è stata una campagna pubblicitaria di qualche anno fa, ideata dall’agenzia pubblicitaria McCann Erickson Romania per la Rom Autentic (produttrice di barrette di cioccolato), intitolata proprio Bucharest non Budapest, che  attraverso video, banner, stampa e cartellonistica varia, spiega simpaticamente come non confondere le due città.
Sono aneddoti che mi hanno fatto sorridere, ma anche intenerire, perché Bucarest meriterebbe molta più considerazione di quella che le viene attualmente riconosciuta.
Quindi, ecco un’altro buon motivo per andare a Budapest Bucarest: conoscerla, per non confonderla!

La nuova Bucarest

Il volto di Bucarest oggi sta rapidamente cambiando, nonostante l’amministrazione pubblica sia ancora un grosso ostacolo riconosciuto e sofferto da tutti i romeni (il freno al cambiamento è un tratto che evidentemente accomuna i nostri Paesi).
Nella città si incontrano moltissimi cantieri e palazzi in fase di ristrutturazione nel costoso tentativo di riportare la città all’antico splendore e sono stati avviati diversi progetti di riqualificazione di spazi abbandonati.
E, a dispetto del grigiore attribuito a Bucarest, in città si trovano tanti locali, spazi o negozi molto attraenti o cool – che fa più figo – in grado di competere con le tendenze che si notano in tutta Europa.
Nel mio breve soggiorno, per giunta invernale, non ho avuto molte occasioni per vagabondare e sperimentare questi posti, ma vi basterà girare per la città per trovare centinaia di ristoranti che spaziano dalla cucina tradizionale a quella più ricercata e attuale, caffè dove lavorare al computer sorseggiando una tazza fumante (hanno un’incredibile passione per il caffè), goduriosissime pasticcerie gourmet o locali alla moda in cui fare le ore piccole, tutti caratterizzati da un’estetica e un mood molto fresco, colorato e decisamente vivace.
Stessa cosa vale per gli hotel: se nel resto della Romania (o della Transilvania che ho conosciuto) regna, pur con delle eccezioni, uno stile più classico, a Bucarest l’offerta è molto ampia oltre che in termini numerici anche stilistici, il tutto con prezzi estremamente accattivanti. Si passa dai grandi classici come l’Intercontinental, l’Athénée Palace Hilton (gioiello dell’Art Nouveau) o l’Hotel Lido by Phoenicia (esempio di Art Deco da poco riaperto. È stata anche la mia scelta), per passare a soluzioni più contemporanee come l’Hotel Cismigiu, fino ad arrivare ai giovanili ed economici ostelli come l’Omega House Hotel.
E, infine, non posso non citare l’amatissima e coloratissima street art, diventata un simbolo di modernità in tutte le grandi città d’Europa.
Anche in questo caso io non ho avuto modo di girare molto a caccia di murales, ma, per aiutarvi, ecco una mappa con le migliori opere realizzata all’interno del progetto Un-hidden Romania – Street Art project. Sul loro sito troverete anche notizie su eventi, iniziative e altre cose molto trendy. Peccato averlo scoperto solo ora, scrivendo questo post!

 

Bucarest su Instagram

Chiudo questo post con una piccola lista fotografica (leggete le didascalie delle immagini per trovare i posti) che raccoglie alcuni degli angoli a mio parere più instagrammabili di Bucarest. Instagram, nel bene e nel male, è una grande fonte di ispirazione, quindi mi fa piacere sfruttarlo per far scoprire un nuovo volto di questa città.
Ce ne sono molti altri, ma lascio a voi il piacere di scovarli!


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4 Comments
  • Istantanee di viaggio
    Inserito il 15:36h, 28 Gennaio Rispondi

    Wow, debbo dire che se mai avessi avuto dei dubbi nel visitare questa città mi avresti convinto, un sacco di info sia sulla capitale che sulla Romania, quando sarà il momento attingerò a piene mani!!!

    • Federica
      Inserito il 11:05h, 29 Gennaio Rispondi

      Grazie, mi fa davvero piacere che i miei racconti siano utili!

  • Silvia The Food Traveler
    Inserito il 14:32h, 01 Febbraio Rispondi

    Non ci sono ancora stata e già me ne hai fatto innamorare! Al punto che penso proprio che stravolgerò i piani ai quali ti avevo accennato in un altro commento. Avendo poco tempo a disposizione in Romania, voglio sfruttarlo al massimo per vedere qualcosa in questa città che con i suoi contrasti mi ispira tantissimo. Avevo sentito dire cose simili su Sofia, che invece mi è piaciuta davvero tanto.

    • Federica
      Inserito il 10:19h, 02 Febbraio Rispondi

      Grazie, le tue parole mi fanno molto piacere!
      Ricordo bene il tuo precedente commento e secondo me fai benissimo a dedicare il tempo che hai a disposizione alla capitale.
      Tra l’altro la Romania è molto vicina e i voli sono abbastanza economici quindi meglio tornare una volta in più ma godersi veramente ciò che si vede.
      Anche io mi faccio prendere dalla voglia di fare e vedere tutto ma a volte è meglio darsi un limite anche se so bene quanto possa essere frustrante!
      Se deciderai di andarci fammi sapere le tue impressioni: sono molto curiosa!

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